sabato 2 agosto 2008

la recensione di Simona

Se Nick Hornby avesse deciso di prendere un bimbo in adozione e avesse poi voluto raccontare le emozioni che ha vissuto, lo avrebbe fatto probabilmente così, come Paolo Moretti, giornalista di professione e scrittore agli esordi, nel suo libro La cicogna che sconfisse l’aviaria (Infinito edizioni). Pagina dopo pagina il libro ripercorre circa un anno e mezzo di vita vissuta dall’autore e da sua moglie nell’attesa che si realizzi il loro sogno, abbracciare la bimba indiana che una solo foto in qualche modo aveva già reso loro figlia. Il racconto è scandito piacevolmente da canzoni, riferimenti cinematografici e citazioni mai casuali che rendono leggera la lettura di questa storia, la storia di un papà "in attesa". Sì, perché, l’adozione è "una gravidanza che parifica i ruoli", come ben sottolinea Marco Scarpati, presidente di un’associazione internazionale contro lo sfruttamento sessuale dei minori e autore della prefazione del libro, avendo egli stesso sperimentato l’adozione internazionale. "Una gravidanza democratica che mette tutti sullo stesso piano" e consente anche ad un uomo di raccontare l’emozione di un’attesa che, al pari di quella biologica, prevede una serie di paure, sospiri ed esami, non nel corpo in questo caso, ma non per questo a volte meno invasivi ed estenuanti. Eppure tutto sembra seguire una sua logica e un suo percorso che l’autore con una buona dose di ironia ricompone per i lettori, tassello dopo tassello, fino ad arrivare, in un crescendo di emozioni, al momento dell’incontro con Mehala. È questo il nome della bambina indiana che diventerà sua figlia e che forse lo è sempre stata e Mehala, come ama ricordare il suo papà, in lingua tamil vuol dire "grande felicità". Paolo e Cristina ce l’hanno fatta, fanno parte di quelle coppie dichiarate idonee tra tutte quelle che presentano domanda per l’adozione internazionale (sono mediamente 5900 l’anno su 7600). Hanno superato tutte le prove, anche se hanno impiegato un po’ più di tempo di quanto non sia servito alle star internazionali del cinema, ma questa è un’altra storia. La storia che racconta Moretti è invece quella della cicogna che sconfisse l’aviaria, ovvero del pennuto, tradizionalmente "adibito" al trasporto di bebè, che nel febbraio 2006, in piena psicosi da aviaria, portò a termine il suo compito, in barba al virus dei polli.

articolo a cura di:

Simona Neri

domenica 29 giugno 2008

Mehala, la felicità dell'adozione

«Febbraio 2006 è stato il mese in cui l’India ci ha dato in dono nostra figlia. Ma è stato anche il mese in cui l’India si è trovat aalle prese con l’emergenza aviaria». Per questoPaolo Moretti, giornalista de La Provincia, ha intitolato La cicogna che sconfisse l’aviaria (Infinito Edizioni, pp. 94, euro 12) il libro in cui racconta le lunghe vicissitudini dell’adozione che l’ha finalmente reso papà di Mehala, bambina originaria del sud dell’India. Il libro è stato presentato alla Fiera del Libro, dall’autore e dalla collega Katia Trinca Colonel, del Corriere di Como.
L’adozione internazionale, ha spiegato Moretti, «è un lungo viaggio, a tratti faticoso, difficile, doloroso. Alla fine, però, abbiamo scoperto che tutto aveva un senso. Quando siamo arrivati in India tutto quel dolore e quella fatica hanno assunto un significato differente, un’attesa finalizzata a qualcosa». Sull’argomento sono stati scritti tanti libri, «ma per la maggiorparte – ha proseguito Moretti –si tratta di manuali. Raccontare una storia vissuta è un modo di far conoscere l’adozione in modo più diretto, partecipato, sensibile». Paolo e sua moglie Cristina i conti con il tempo, «ultimo» e «più difficile» tra gli ostacoli di questo tortuoso sentiero, li hanno aperti il 16 agosto 2004, quando i loro occhi hanno incontrato quelli di Mehala, «che ci sorridevano da due foto a colori. Quel giorno rimarrà per sempre marchiato a fuoco nei nostri cuori». Inizio di una «faticosa attesa», in vista di una nuova «“felicità”: Mehala, in lingua tamil, e, ora, anche nella nostra. Felicità di quella destinata a darti calore: per sempre». L’ente autorizzato aveva individuato una «scheda» dall’India che poteva adattarsi alla coppia: «C’è un abbinamento. La psicologa – ha raccontato Moretti – ci ha fatto vedere le foto. Un momento di emozione fortissima. I sogni cominciano a diventare realtà: il bambino sognato aveva finalmente un nome e un volto. Unico desiderio annullare le migliaia di chilometri che che ci separavano da nostra figlia». La cosa più difficile «i tempi della burocrazia: non hanno nulla a che vedere con quelli delle emozioni». Un anno e mezzo per poter vedere Mehala in carne ed ossa, per poterla raggiungere fisicamente. Non per caso il primo capitolo del libro è dedicato al tempo. «Per tutto l’iter adottivo un compagno che non ti lascia mai. Corre troppo lento quando hai raggiunto il tuo sogno e vorresti andarlo ad abbracciare». Il libro si chiude con il ritorno in Italia, dove la bambina ha avuto una «trasformazione incredibile: ha imparato l’italiano, fatto amicizie, si è ambientata come se fosse sempre stata qui». Dall’adozione di Mehala è nata un’associazione che porta il suo nome e si occupa di adozioni internazionali. «Adozione è l’incontro di due bisogni diversi– ha concluso Moretti –. Il mio sogno è realizzare progetti che garantiscano ad ogni bambino di avere una famiglia nel proprio paese di origine».
Vincenzo Guercio
Eco di Bergamo

dolce e meravigliosa quella cicogna...

De «La cicogna che sconfisse l'aviaria», minuto e delicatissimo esordio
narrativo di Paolo Moretti - che l'autore presenterà stasera, alle 21,
al Punto Einaudi in via Carducci 3 - si possono dire e raccontare una
infinità di cose. Per cominciare che si tratta di un ottimo manuale di
istruzioni per i tanti genitori che vogliano affrontare l'esperienza, a
tratti di una durezza esasperante, dell'adozione. Oppure che è il genuino
specchio dell'anima dell'autore, un "vecchio" idealista, disincantato a
puntino ma ancora ammirevolmente capace di riannodare il filo di antiche
emozioni, magari cucite attorno a quattro note di Springsteen o a qualche
verso di Dalla archiviato troppo frettolosamente in un cantuccio remoto
della memoria.
La realtà è che, per cominciare, questa "cicogna" di Moretti,
giornalista professionista de «La Provincia», un passato al «Corriere di
Como» e prima ancora a «Radio Popolare», è soprattutto il delicatissimo
dipinto del volto irresistibilmente luminoso di una bimba che si chiama
Mehala e che grazie a quella cicogna, un anno e mezzo fa, arrivò fino a
Como, sulla soglia della casa di mamma Cristina e di papà Paolo. Con una
preziosa prefazione di Marco Scarpati e una postfazione di Stefano Zecchi,
il volume racconta la lunga avventura di quel viso, cominciata con una
dolorosa diagnosi di infertilità, passata per la scoperta che «una pancia
cresce nove mesi, un cuore tutta la vita», ma anche per un delirio di interminabili
e altrettanto dolorose incombenze burocratiche fino al "gate" dell'aeroporto
da cui il musino di Mehala, con i suoi occhi ferocemente dolci e attenti
al mondo, si affacciò per la prima volta a una nuova esistenza.
Così, prima ancora che un ottimo manuale, questa cicogna è anche una lezione
da mandare a memoria, perché non si dimentichi che la vita concede altro
tempo, altre stagioni per rincorrersi, stringersi e amarsi riguadagnando
la gioia di anni volati via prima di potersi incontrare ma senza avere
mai smesso di cercarsi. Un inno all'infanzia e a un legame primitivo che
il filosofo indiano Rabindranath Tagore volle raccontare così: «Tu eri
nascosto nel mio cuore, bambino mio, tu eri il suo desiderio. Tu eri nelle
bambole della mia infanzia, in tutte le mie speranze, in tutti i miei amori».
Stefano Ferrari

La Provincia