domenica 29 giugno 2008

Mehala, la felicità dell'adozione

«Febbraio 2006 è stato il mese in cui l’India ci ha dato in dono nostra figlia. Ma è stato anche il mese in cui l’India si è trovat aalle prese con l’emergenza aviaria». Per questoPaolo Moretti, giornalista de La Provincia, ha intitolato La cicogna che sconfisse l’aviaria (Infinito Edizioni, pp. 94, euro 12) il libro in cui racconta le lunghe vicissitudini dell’adozione che l’ha finalmente reso papà di Mehala, bambina originaria del sud dell’India. Il libro è stato presentato alla Fiera del Libro, dall’autore e dalla collega Katia Trinca Colonel, del Corriere di Como.
L’adozione internazionale, ha spiegato Moretti, «è un lungo viaggio, a tratti faticoso, difficile, doloroso. Alla fine, però, abbiamo scoperto che tutto aveva un senso. Quando siamo arrivati in India tutto quel dolore e quella fatica hanno assunto un significato differente, un’attesa finalizzata a qualcosa». Sull’argomento sono stati scritti tanti libri, «ma per la maggiorparte – ha proseguito Moretti –si tratta di manuali. Raccontare una storia vissuta è un modo di far conoscere l’adozione in modo più diretto, partecipato, sensibile». Paolo e sua moglie Cristina i conti con il tempo, «ultimo» e «più difficile» tra gli ostacoli di questo tortuoso sentiero, li hanno aperti il 16 agosto 2004, quando i loro occhi hanno incontrato quelli di Mehala, «che ci sorridevano da due foto a colori. Quel giorno rimarrà per sempre marchiato a fuoco nei nostri cuori». Inizio di una «faticosa attesa», in vista di una nuova «“felicità”: Mehala, in lingua tamil, e, ora, anche nella nostra. Felicità di quella destinata a darti calore: per sempre». L’ente autorizzato aveva individuato una «scheda» dall’India che poteva adattarsi alla coppia: «C’è un abbinamento. La psicologa – ha raccontato Moretti – ci ha fatto vedere le foto. Un momento di emozione fortissima. I sogni cominciano a diventare realtà: il bambino sognato aveva finalmente un nome e un volto. Unico desiderio annullare le migliaia di chilometri che che ci separavano da nostra figlia». La cosa più difficile «i tempi della burocrazia: non hanno nulla a che vedere con quelli delle emozioni». Un anno e mezzo per poter vedere Mehala in carne ed ossa, per poterla raggiungere fisicamente. Non per caso il primo capitolo del libro è dedicato al tempo. «Per tutto l’iter adottivo un compagno che non ti lascia mai. Corre troppo lento quando hai raggiunto il tuo sogno e vorresti andarlo ad abbracciare». Il libro si chiude con il ritorno in Italia, dove la bambina ha avuto una «trasformazione incredibile: ha imparato l’italiano, fatto amicizie, si è ambientata come se fosse sempre stata qui». Dall’adozione di Mehala è nata un’associazione che porta il suo nome e si occupa di adozioni internazionali. «Adozione è l’incontro di due bisogni diversi– ha concluso Moretti –. Il mio sogno è realizzare progetti che garantiscano ad ogni bambino di avere una famiglia nel proprio paese di origine».
Vincenzo Guercio
Eco di Bergamo

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